Cerca
Close this search box.

Perché dobbiamo conoscere i BIAS cognitivi

I bias cognitivi rappresentano una distorsione del nostro modo di pensare, nelle modalità di raccolta di informazioni e relativa valutazione. L’uomo ha sviluppato bias cognitivi come parte del processo evolutivo per adattarsi all’ambiente e alle sfide che esso presenta. Nonostante gli esseri umani siano dotati di un cervello altamente sviluppato, che consente loro di elaborare informazioni complesse, la necessità di prendere decisioni in modo rapido ed efficace ha portato alla selezione di scorciatoie molto utili ma talvolta fallaci. I bias cognitivi, infatti, possono essere considerati come un “effetto collaterale” dell’evoluzione del nostro cervello. Anche cultura e esperienza di vita influiscono su di essi, fornendo un quadro di riferimento a seconda dei valori e delle credenze prevalenti nel contesto specifico e, dunque, prediligendo differenti scorciatoie cognitive. Tutti gli individui sono soggetti a tali processi distorsivi, anche le persone più razionali e metodiche ne sono afflitte.

In campo scientifico, i bias cognitivi possono avere conseguenze particolarmente gravi, in quanto possono portare a interpretazioni errate e risultati distorti. Uno dei bias più comuni, anche nella ricerca scientifica, è il bias di “conferma”, ovvero la tendenza a cercare solo le prove che supportano le nostre ipotesi e a ignorare quelle che le smentiscono, abbinato al bias del “cherry picking”, selezionare esclusivamente risultati che ci sembrano migliori (un po’ come facciamo davanti ad un cesto di ciliegie, da qui il nome).

Un altro bias importante è quello del “effetto del presentatore”, ovvero la tendenza a credere a una conclusione solo perché è presentata in modo convincente o accattivante. Questo bias può portare a una valutazione distorta delle evidenze a disposizione e a una accettazione acritica di teorie non supportate da prove scientifiche. Ancora, il bias della “disponibilità” tende a far giudicare la frequenza o la probabilità di un evento in base alla facilità con cui ci viene in mente. Ad esempio, se siamo esposti a notizie di incidenti aerei, tendiamo a sovrastimare il rischio di questo tipo di incidenti rispetto ad altri.

Come già evidenziato, tutti gli individui sono afflitti dai bias, anche i ricercatori sono soggetti a errori interpretativi per via di queste distorsioni cognitive. Per tale motivo la comunità scientifica adotta un processo di attenta revisione, “peer review” o revisione tra pari, prima di pubblicare risultati su riviste riconosciute e autorevoli. Tutte le pubblicazioni che sfuggono a questo processo di revisioni, o presentate in riviste non riconosciute e poco autorevoli, non sono attendibili proprio per problematiche legate alla soggettività dell’autore.      

Sia chiaro, nella scienza non esiste il principio di “autorevolezza” legato alle singole personalità. Quando si parla di riviste “autorevoli” si attribuisce l’aggettivo ai metodi di selezione impiegati al fine di garantire pubblicazioni di qualità, caratteristica misurata con delle apposite metriche.

Da notare che i bias agiscono proprio per l’impossibilità di elaborare infinite quantità di informazioni, per risparmiare davanti ad un processo faticoso che abbiamo imparato ad approssimare. Quando la base di conoscenze è consolidata la distorsione è minima, quando, invece, è presente una base iniziale carente insorge la massima distorsione.

Fuori dal proprio contesto di riferimento anche il più autorevole degli scienziati non è attendibile ed è come una qualsiasi persona che parla di ciò che non gli appartiene. Anche la parvenza di razionalità e metodo è piegata dai processi inconsci e irrazionali sopra descritti, vedasi la tanto discussa “sindrome da Nobel”.

Il concetto da trarre è: dobbiamo conoscere e prendere consapevolezza di questi processi cognitivi distorti per interrogarci sull’affidabilità del nostro giudizio; anche quando ci sembra di aver ragione e di avere a disposizione tutte le informazioni per non commettere errori è necessario tornare sui nostri passi per identificare i momenti in cui il nostro pensiero possa essere caduto vittima dei bias.

Foto di Andrew Martin da Pixabay

Comparso su Agenzia Eventi

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Logo-definitivo-Arancione-1-1024x311.png
Condividi l'articolo:

Related Posts